
Tu mi fai girar, tu mi fai girar... e mi tessi e mi cuci
Il primo vero step per la creazione di bogolan è la filatura del cotone.
Questo compito è spesso appannaggio delle donne maliane che si siedono per terra o su comode poltrone in vimini e pazientemente completano il lavoro.
Sovente circondate dai numerosi membri delle loro famiglie, bambini gioiosi e giocosi in primis.
Un lavoro corale, di squadra e di gruppo.
Ci vogliono tempo, ma soprattutto eccellenti doti manuali per dipanare la matassa di cotone iniziale.
Ciò consiste nel tirare, girare ed arrotolare il filo attorno all’arcolaio.
Ma è nel loro DNA, non possono sbagliare.
In questa fase il cotone maliano presenta il suo colore naturale ed originario, di una tonalità neutra tendente al bianco.
Dopo questa prima operazione, spesso sono gli uomini a prendere il controllo della situazione.
E si fanno carico del prossimo step nella creazione di bogolan, la tessitura.
Un altro compito lento e metodico che richiede movimenti fisici coordinati e come prima abilità manuali non indifferenti.
Il telaio che viene utilizzato dagli artigiani maliani è solitamente un telaio di legno orizzontale.
La sua parte inferiore è collegata a corde connesse a loro volta a pedali che controllano il movimento verticale del piede.
Il costante e saggio ritmo dei piedi assomiglia ad una specie di inconfondibile musica cadenziata che si diffonde nell’aria.
Ha il pregio di convertire il filo iniziale in un vero e proprio tessuto.
Anzi una striscia di stoffa.
Il bogolan
Questa stessa striscia subirà poi i conseguenti processi di cucitura, colorazione ed essicatura al sole.
Esistono due diversi tipi di telaio, a seconda della grandezza dello strumento di lavoro.
Il primo tipo produce un panno dallo spessore dai 12 ai 15 cm.
In questo caso nel processo di cucitura ci sarà un passaggio ulteriore di assemblaggio delle strisce.
A mano oppure con l’aiuto di una macchina da cucire.
Il secondo tipo di telaio ha invece dimensioni più importanti e restituisce la stoffa già in un panno grande (circa 1 per 2 metri) pronto a servire qualsiasi utilizzo.
Una curiosità.
In alcune aree del Mali, per esempio nella zona della falesia di Bandiagara nel nord dello stato (dove vive l’affascinante popolo Dogon), i locali spesso indossano la versione bianca, e non colorata.
Sia come indumento sia come copricapo.
Ça va sans dire, la versione colorata è senza dubbio più vibrante e versatile.
Ha decisamente il potere di attirare l’attenzione dei turisti nei mercati maliani (e non) a prima vista.
E nel mondo è la variante più conosciuta e commerciata.


(Non solo) pandemia
La rivelazione giunge nel 2020, complice un lockdown esteso e prolungato che ci fa mettere in discussione il nostro modello di conduzione esistenziale ed un intenso e faticoso lavoro di introspezione.
Sappiamo in cuor nostro che non vogliamo rinunciare ai nostri sogni!
Grazie infatti alla visibilita’ all’interno del market place di afrofashion Ujamaa Family, i nostri pezzi di artigianato e home decor maliano riescono a piazzarsi bene sul mercato.
Ci rimbocchiamo le maniche, approfondiamo e studiamo la provenienza del tessuto, la tecnica, la colorazione e i significati dei simboli impressi sui teli.
E’ un processo molto fluido e formativo che continua tuttoggi e di cui andiamo molto fieri.
Contemporaneamente scopriamo un fitto sottobosco di attivita’ sartoriali italiane legate alla moda afro e veniamo contagiati dalla loro creativita’, laboriosita’ ed unicita’.
Anche noi vogliamo trasmettere i nostri valori e dare il nostro piccolo, ma significativo contributo!
Miriamo a diventare una nicchia di riferimento e di eccellenza per tutti coloro che vogliono approfondire le loro conoscenze del bogolan e del Mali in generale.
Siamo sempre pronti a ricevere nuovi ed interessanti spunti per ‘dare il la’ a tutti gli sviluppi relativi al nostro progetto.
Al momento lavoriamo alacremente al laboratorio artistico BOGOlove che ci dà la possibilità di esprimerci sia a livello nozionistico sia a livello pratico.
Buon vento a tutt*,
Laura e Ousmane